Nudi

1997-1999

I NUDI DI BARBARA ANTONELLI
Incontrai per la prima volta Barbara Antonelli all’inizio degli anni ottanta, quando dovevo fotografare le sculture del Battistero di Firenze di Nicola Pisano e di Lorenzo Ghiberti , per un libro che venne in seguito pubblicato dalla Thames and Hudson con un testo di Kenneth Clark. Ben presto ci accorgemmo di avere molti interessi in comune e diventammo buoni amici.
In quegli anni Barbara lavorava come architetto in uno studio, ed io fui impressionato dalla sua competenza e professionalità. Ma di più fui impressionato dal talento che lei dimostrava nei suoi dipinti, lo e mia moglie acquistammo uno dei suoi lavori per la nostra collezione e pensammo che il suo senso del colore e della forma erano fuori dal comune e ogni volta che, negli anni seguenti, venivamo a Firenze ci premunivamo di vedere le sue nuove opere ed eravamo sempre più entusiasti dei suoi sviluppi. Barbara ha sempre scelto i temi dei suoi dipinti dal mondo che la circonda. Uno dei temi che più l’hanno appassionata sono le piante, spesso circondate da un intenso cielo blu. L’uso di grandi tele le ha permesso di ottenere una notevole monumentalità. La nuova serie di dipinti si basa invece su nudi femminili, e sebbene ci sia una chiara reminescenza dei suoi primi lavori, la sua tavolozza è cambiata e la sua pennellata si dimostra assai più libera ed espressiva. Le figure sono diventate il pretesto per creare forme vibranti che esprimono una loro intima energia.
Se si osserva il lavoro di Barbara si ha l’impressione che ella abbia trovato la chiave per ottenere una serie infinita di composizioni della stessa figura. E’ come se lavorasse con una macchina fotografica per catturare sulla pellicola le variazioni della stessa figura mentre si muove e viene vista da diverse angolazioni. Questa osservazione è più che una metafora. Infatti per questi nudi tutto è iniziato da una macchina fotografica. Ma non è lei quella che guarda dentro l’obiettivo, è il suo compagno Maurizio Ghiglia, un colto e raffinato fotografo con una lunga carriera sia come professionista che come insegnante, e che è anche un grande ammiratore del lavoro di Barbara. Il soggetto della sua macchina fotografica è la stessa Barbara, ma la scelta delle pose sono di Maurizio. E questa collaborazione ha prodotto notevoli risultati.
I quadri sono infatti la sintesi di due paia di occhi, e questo aggiunge una qualità rara da trovare nel lavoro di un singolo artista. E’ vero che è Barbara che applica la materia e che sceglie i colori. Ma le forme e le composizioni sono ispirati da ciò che Maurizio scopre con la sua fotocamera. Barbara ammira il suo talento fotografico tanto quanto Maurizio ammira la ricchezza della sua tavolozza, e da tale collaborazione è nata questa notevole serie di lavori. C’è una sicurezza nei nuovi dipinti di Barbara che è il risultato di una mano esperta. Nel dipingere i corpi ella usa un tratto dinamico e veloce, e un disegno deciso. Inoltre riconosce la forza che si può ottenere dall’uso di colori intensi e contrastanti e come essi possono essere modulati e integrati nel dipinto senza diminuire di intensità. Questa serie rappresenta un importante gradino per un’artista matura che continua a fare eccellenti progressi nel suo lavoro.

New York, novembre 1998
David Finn